Padel: il problema di shock e vibrazioni.

Il Padel e la sua crescita.
Milioni di giocatori, migliaia di tornei, eventi, intrattenimento e informazioni circolanti. A Padel giocano quasi tutti e tutti lo hanno almeno provato una volta. E’ uno sport divertente, coinvolgente e di inclusione dove tutti possono trovare spazio e grandi soddisfazioni. La crescita continua da anni, ne è la prova tangibile.

Sul Padel si scrive e si legge tantissimo e il numero di “esperti” è sempre maggiore. Le aziende di prodotti e servizi fino a qualche anno fa esterne al mondo padel, sono quasi obbligate a sviluppare e progettare soluzioni per soddisfare la richiesta dei praticanti sempre più esigenti.

Al netto della tecnica, delle “pale” e degli accessori più comuni e coerenti, la gamma dell’offerta parte anche da più lontano: preparazione atletica, alimentazione e integrazione, recupero funzionale, terapie. Tutto specifico, studiato e sviluppato per il giocatore di padel.


Il giocatore di Padel
Nonostante il grande sforzo e la massima attenzione, come in tutti gli sport, il contesto in cui il giocatore si muove e pratica è l’elemento dominante e più importante da considerare.
Il giocatore di Padel fa parte di un vasto gruppo di atleti e non, molto eterogeno. Il suo “background” e la sua competenza motoria non è quasi mai radicata in uno sport con caratteristiche simili o paragonabili. Le superfici di gioco, la tecnica, l’intensità e la densità della seduta di allenamento, sono, per la stragrande maggioranza dei giocatori, nuovi input che necessiterebbero tempi molto lunghi, affinché il corpo possa essere in grado di “gestire” in sicurezza e fare propri.


E’ noto che il giocatore amatore tipico di Padel proviene dal termine della pratica di altri sport (calcio, volley, running ecc.) o si avvicina dopo un periodo di inattività. Gestire la trascinante foga dell’intensa ora di gioco e l’involontaria richiesta di performance, che è dettata dalla pallina in uno spazio e tempo ridotto, è per il corpo umano, la sfida più complessa da gestire.

L’ambiente di gioco.
Se affaticamento, epicondilite, fascite plantare, stiramenti e strappi muscolari sono, spesso, il campanello di allarme tardivo di un esasperato carico a cui sottoponiamo il nostro corpo, le ragioni aggravanti dell’insorgenza potrebbero dipendere anche dall’ambiente di gioco, dagli strumenti utilizzati e dalla mancanza di adattamento che avrebbe bisogno il corpo per poter gestire gli intensi stimoli che riceve.

I terreni di gioco sono piatti e rigidi per permettere un efficace rimbalzo della pallina e progettati per durare nel tempo grazie alla loro caratteristica resistenza all’abrasione.
Le calzature, derivate dal tennis, devono sopportare violenti e continui cambi di direzione. Con i loro stack da terra molto bassi e intersuole poco ammortizzanti, sono un eccellente strumento per mantenere la stabilità e l’aderenza. La loro rigidità e struttura richiede attitudine e competenza per la gestione dei numerosi salti e corse antero/posteriori che il giocatore amatore è costretto a compiere in tempi brevissimi e velocità elevate, che generano shock e vibrazioni ripetuti nel tempo.

Le racchette, più comunemente chiamate “pale”, sono progettate per garantire e gestire colpi ripetuti, precisi e talvolta violenti. La loro struttura, nonostante la ricerca di materiali elastici, è prevalentemente rigida e la leva (distanza tra l’impugnatura e il punto di contatto della pallina) è biomeccanicamente molto corta.

La risultante è un impatto che non si disperde completamente e che converge nel manico della racchetta, per trasferire istantaneamente shock e vibrazioni, con frequenze molto alte, alla mano, al polso, al gomito, alla spalla e, nei casi di ridotta mobilità articolare o rigidità del gesto tecnico, fino alla zona cervicale.

I materiali e le loro caratteristiche.
La perfomance si sposa quasi sempre con rigidità e resistenza meccanica dei materiali. La sua inesorabile bilancia, allontana il giocatore esigente e ambizioso dalla zona di comfort e dall’effetto “wow” tipico dei materiali soffici e accoglienti. Tra le infinte proposte del mercato, sia per il mondo racchetta che per il mondo scarpa, troviamo prodotti che sono progettati e sviluppati per un target preciso, ma le terminologie, gli slogan e le informazioni, possono essere facilmente confusi.

Molto spesso la caratteristica dei materiali di assorbire gli shock da impatto, viene erroneamente abbinato alla capacità e concetto di ammortizzazione o cushioning.
Non è così semplice distinguere i comportamenti dei materiali. Per semplificare potremmo descrivere un materiale che ammortizza come elemento sufficientemente morbido ed elastico, in grado di accogliere le forme tridimensionali durante la sua compressione e che, nella fase di ritorno, supporta e facilita e accompagna la dinamica.
Ci si riferisce alle estremità distali degli arti interessati, la mano e il piede, per quanto riguarda il rapporto uomo/articolo sportivo (scarpe e grip), ma vale lo stesso ragionamento in termini meccanici per il corpo centrale della racchetta e l’impatto con la pallina.

Come tutti i materiali morbidi però, sia quando subiscono la massima compressione prima del ritorno alla loro forma originale, sia per deterioramento e uso, tendono a comportarsi nel tempo come materiali rigidi, con conseguente e progressivo aumento di vibrazione negativa da impatto.
Rispetto agli innumerevoli movimenti e differenti “stimoli” che ricevono dai singoli giocatori (peso, altezza, baricentro, postura, stile, tecnica ecc…), è impossibile definire con precisione il loro ciclo di vita e continua efficacia di ammortizzazione o protezione.
Per questa ragione, aumentare gli spessori e nutrire la sensazione di contatto con materiali morbidi, è un’ottima strategia solo se si tengono in considerazione due importanti fattori:
1) in un tempo non definito (e improvviso) possono perdere la loro efficacia,
2) per vincere la deformazione del materiale che accoglie e si modifica in funzione delle forme e del carico, può verificarsi la perdita di una parte di forza impressa e una parte di controllo dell’attrezzo.

Un materiale che assorbe e disperde shock e vibrazioni, seppur elastico, non subisce nessuna variazione rispetto all’impatto che riceve. Il suo spessore, generalmente molto inferiore ai materiali che ammortizzano, non accoglie le forme, ma “trattiene” e disperde verso i suoi estremi le onde che si generano dallo shock, agendo come un filtro tra l’attrezzo e la parte del corpo che è a contatto con esso.
E’ definito “componente” proprio perché migliora le performance del materiale alla quale viene abbinato senza modificare le sue caratteristiche originali, ma intervenendo puntualmente nella fase di massima compressione o migliorando la protezione, durante il ciclo vita del prodotto.

Le conseguenze di shock e vibrazioni.
Tempo di esposizione, ampiezza, frequenza, velocità e accelerazione sono tutti fattori che possono essere considerati sia allenanti che dannosi, in funzione del livello di tolleranza del corpo e del segmento chiamato in causa.
Il corpo è in grado di assorbire le onde di energia solo entro i limiti della sua frequenza naturale, che è diversa per ogni singola parte del corpo. Essa può, infatti, variare: in funzione della posizione del corpo nello spazio, della capacità motoria acquisita, della tecnica appresa, della fluidità del gesto, del numero di infortuni pregressi, dello stato di forma.
La conseguenza dell’esposizione a shock e vibrazioni può portare ad un processo degenerativo più o meno rapido nella zona del corpo considerata più debole, sia a livello del sistema scheletrico (ossa e articolazioni) sia muscolo-tendineo.


L’ANTI SHOCK GRIP PADEL
protegge mani e spalle da shock e vibrazioni causate dall’impatto della pallina con la racchetta grazie al materiale NOENE di cui è composto. Grazie ai 1,6 mm di spessore e al rivestimento in PU TACKY, non modifica la sensazione dell’impugnatura della racchetta e garantisce precisione, elevata aderenza ed una presa ottimale.

Conclusioni
Per concludere, non esiste un materiale, oppure una somma di materiali che compongono un prodotto, che possa essere definito corretto in assoluto. Non esiste un prodotto assoluto che può garantire le stesse performance a qualsiasi giocatore.
Il punto vendita e l’esperienza di chi tutti i giorni si confronta con centinaia di casi differenti tra loro e ascolta i racconti e feedback positivi e negativi del cliente attivo e praticante, è certamente il luogo più affidabile dove è possibile ricevere consigli per la scelta del miglior prodotto in funzione dell’esigenza personale del momento.

Ogni prodotto e articolo in commercio fa parte di un insieme di tasselli complessi, che devono incastrarsi perfettamente tra loro e che costituisce singolarmente solo una parte della soluzione necessaria e ricercata.
Benessere e prestazione si raggiunge solo attraverso l’attenta somma di tutte le scelte corrette e coerenti con lo stato reale e condizione del giocatore: prodotti, stile di vita, alimentazione, atteggiamento, programmazione, recupero ecc…